Meryl Streep contro Donald Trump: "La violenza genera violenza"

lunedì 9 gennaio 2017



"La violenza genera violenza" - Questo è uno dei concetti principali espressi da Meryl Streep la scorsa notte nel suo discorso ai Golden Globe Awards.
L'attrice, infatti, ha dedicato lo spazio donatole per l'accettazione del Golden Globe alla carriera per esprimere un messaggio di denuncia verso un'azione poco elegante del futuro Presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump.
Meryl ha citato alcuni suoi colleghi come per dimostrare come anche i più grandi attori di Hollywood appartengano alla categoria degli "stranieri", tanto odiata da Trump. Le sue emozionanti parole hanno successivamente fatto il giro del mondo, arrivando anche alle orecchie del diretto interessato, Mr. Trump, che le ha risposto con un tweet, dandole dell'attrice sopravvalutata.

Ecco, di seguito il suo discorso, tradotto:


grazie al team di Vanity Fair per la traduzione

«Vi amo tutti, ma dovete perdonarmi se ho perso la voce urlando e lamentandomi questa settimana e ho perso la testa un po’ di tempo prima per cui dovrò leggere. Grazie Hollywood Foreign Press, giusto per sottolineare quello che ha già detto Hugh Laurie, voi e tutti noi apparteniamo alla categoria più diffamata in America. Pensateci: Hollywood, stranieri, stampa. Chi siamo noi e cos’è Hollywood? Tante persone provenienti da posti diversi. Io sono nata, cresciuta e sono stata educata nella scuola pubblica del New Jersey, Sara Palz è nata in Florida, cresciuta da una madre single a Brooklyn, Sarah Jessica Parker era una di sette/otto figli in Ohio, Amy Adams è nata a Vicenza, Veneto, in Italia e Natalie Portman è nata a Gerusalemme. E la bella Ruth Negga è nata in Etiopia e cresciuta in Irlanda ed è stata chiamata a interpretare una ragazza delle Virginia. Ryan Gosling come tutte le persone più gentili è canadese e Dev Patel è nato in Kenya, cresciuto a Londra e chiamato ad interpretare un ragazzo indiano, quindi Hollywood è piena di outsider e stranieri, per cui se dovessero cacciarli via non avreste altro da guardare che non sia football o arti marziali. Il lavoro di un attore è entrare nella vita di persone diverse da noi e farvi vivere ciò che provano loro e ci sono state così tante performance quest’anno che hanno fatto proprio questo, ma ce n’è stata una in particolare che mi ha colpito, ma non in senso buono, ma ha raggiunto il suo scopo: far ridere il pubblico. È stato il momento in cui la persona chiamata a sedersi nel posto più rispettato del nostro Paese ha fatto l’imitazione di un reporter disabile, una persona che non poteva difendersi. Questo mi ha spezzato il cuore e non riesco a non pensarci perché non era in un film, ma era vita reale e questo istinto a umiliare, a bullizzare, quando viene da qualcuno potente sembra dare il permesso ad altre persone di fare lo stesso. Mancanza di rispetto porta mancanza di rispetto, la violenza genera altra violenza. Quando i potenti usano la propria posizione per mettere altri a disagio perdiamo tutti. Questo mi porta alla stampa: abbiamo bisogno che la stampa ci sia per ogni oltraggio, per questo i nostri fondatori istituirono la stampa e la sua libertà. Per questo chiedo alla Foreign Press di continuare ad andare avanti perché noi abbiamo bisogno di loro e loro di noi per salvaguardare la verità».

L'attrice ha concluso il suo discorso ricordando l'amica e attrice Carrie Fisher, Principessa Leia di Star Wars, venuta a mancare pochi giorni fa:

«Quando un giorno ero sul set e mi preoccupavo per la cena o per un'altra cosa del genere, Tommy Lee Jones mi disse: “Non è un privilegio essere un attore, Meryl?”. Sì, lo è e dobbiamo ricordarcelo. Dovremmo essere tutti consapevoli del privilegio di questo lavoro che stasera Hollywood premia. Come la mia amica, la mia cara amica, venuta a mancare, Principessa Leia una volta ha detto: 
"Prendi il tuo cuore spezzato e rendilo arte".

Vai così, Meryl!

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